lunedì, febbraio 06, 2006

primi tempi 1

Apro gli occhi. Davanti a me la penombra dell'aula 6. Voci. Estranei. Non è qui il punto giusto.

Apro gli occhi. Abbiamo appena disoccupato, un ciclo si è appena concluso lasciando il vuoto. Sto male perchè era casa e ora è solo scuola, università, gabbia.
Ma questa è la fine, devo andare all'incipit di questa storia.

Apro gli occhi. E' martedi 11 ottobre. Le nove di mattina. Ho lezione? No, sono appena arrivato, ho fatto il test giovedi scorso. Che devo fare? Devo svegliarmi e capire perchè ho piazzato la sveglia.
Bagno.
Acqua fredda.
Devo richiedere il tutor. Mi devo muovere, rischierei di vederla e non è ancora tempo. Due giorni all'addio, so che è Addio.
Scendo le scale con una merendina in bocca. Ho ancora l'alito di merda del buongiorno.
Guardo le facce da stronzi che mi sfilano accanto. Non li vedrò mai più, forse.
Sono le facce della grande città. Ed è il lato migliore di Termini. Passo di fianco a poliziotti e carabinieri di ogni tipo; di sicurezza, di ronda, di controllo, coi cani, ferroviari, della metropolitana. Nessun effetto, persone. Affretto il passo, devo essere veloce. La metro mi fa aspettare.
Getto sguardi alla marea eterogenea di persone che mi fa compagnia nell'attesa.
Il silenzio del vociare è da sfondo.
Il lettore cd portatile è il mio dialogo e il mio confidente.
Va bene così.

Sono fuori, davanti al policlinico. Cammino anzi no corro. Sfioro studenti che seguono la mia direzione, sfioro una macchina. Volo sul marciapiedi fino alla città universitaria ed entro quasi di soppiatto guardando di sottecchi ovunque.
Scruto facce e le scarto. Non voglio vederla. Non ancora.
Lettere è aperta, occupata ma aperta; me lo dice uno striscione che troneggia sopra l'ingresso.
In fondo al corridoio centrale un gruppo di ragazzi parla, urla, applaude. Gli occupanti sono in assemblea.
Salgo le scale, non li guardo, non li ascolto.
Non capisco.
Terzo piano, il gabbiotto è chiuso per l'occupazione.
Non capisco.
Scendo, li guardo, li ascolto:
-... protestare perchè questa riforma non ci appartiene (sii, brava!) come non ci apparteneva la precedente...- si sgola una ragazza raccogliendo consensi. Confusione nella mia testa. Non ne afferro i motivi ma mi piace. Ascolto, mi muovo, me ne vado.
Esco e il sole mi abbaglia. E' il primo giorno di occupazione e finalmente è tornato il sole.
M'incammino velocemente verso casa, mangio. Sono solo. Dieci giorni che non esco. Vita sociale inesistente. Vuoto.