lunedì, febbraio 06, 2006

primi tempi 2

Mi sveglio. E' giovedi tredici. E' tardi. Mi alzo e mi vesto di fretta, salto di marciapiedi in marciapiedi, veloce.
Corteo.
E' tardi, arrivo davanti alla Minerva con cinquanta minuti di ritardo.
E' tardi ma sono ancora lì.
Mi guardo attorno, nessuna faccia nota. Lei non c'è e me l'aveva detto; l'ultima volta è stato Addio.
Mi guardo attorno, non conosco nessuno. Nel dubbio mi attacco al gruppo di lettere.
Mi aggrappo a loro per bisogno.
Sfioro ragazzi e ragazze, facce già viste. Non so chi siano. Facce con un profilo preciso e deciso. Li Sento.
Forse, dico forse, comincio a sentirmi... leggero.
Partiamo; slogan voci parole sorrisi grida applausi musica. Il corteo è tutto questo.
Ma non solo.
Rabbia protesta partecipazione lotta. Può essere anche questo.
E il venticinque lo sarà, ma ancora non lo so.
La città universitaria ci guarda sfilare forte della sua epoca fascista e noi rispondiamo allo sguardo.
Seguo lo striscione di lettere cercando di capire quanti siamo. Pochi. Dopo cinque passi siamo una marea. Mille duemila cinquemila. Per me siamo tantissimi.
Per Roma siamo niente.
Usciamo percorrendo strade che non ci aspettano. Volantini piovono nei finestrini dei tram bloccati. Al Verano non vedo nè la nostra fine nè il nostro inizio. Ma siamo sempre pochi, niente.
Mi sale un calore interno, mi sento parte di qualcosa anche se ancora non lo sono.
Loro ci aspettano su un lato di termini perchè non ci vogliono far sentire fuori dalla città universitaria.
Ci fanno perdere tempo, ci rallentano. E' tutta strategia, indietreggiano. Ci bloccano su un lato di Termini.
Riescono a deviarci, ci accerchiano. Siamo bloccati.
Mani alzate, volti scoperti. Poca rabbia oggi. Niente scontri. Rientriamo