giovedì, maggio 15, 2008

quelle facce mi scrutano male, me ne accorgo subito. non vedono in me una persona tranquilla, un amico. vedono uno che è diverso da loro, che non pensa come loro, che non ha i loro interessi. uno con la pancia racchiusa da un camicia tirata all'impossibile mi lancia un'occhiataccia che dovrebbe intimorirmi. mi volto verso di lui, comincio a correre e gli schianto una manata sul collo lasciandolo senza fiato, poi gli afferro la giugulare con tre dita e lo guardo dritto negli occhi:
-cos'hai da guardare?-
ha paura, lo sento. vorrebbe rispondermi ma le mie dita non gli danno tregua e comincia a mancargli il fiato. gli lascio un po' di respiro.
-niente stranieri qui- riesce a dire in un secondo di tregua. la sua voce è dettata da una stupida ostinazione.
lo lascio andare, guardo tutti gli altri con aria di sfida e sento la loro paura riempirmi le narici; ho scelto bene, lui è il loro capo e ora mi temono perchè mi sono dimostrato più forte.
mi dirigo al bancone che dista tre passi, ordino una bottiglia di rum,
-il più scadente per favore-
il barista me lo porge dopo aver cercato conferma negli occhi di qualche avventore, io torno dal ciccione con la bottiglia in mano. gliela spacco in testa spargendo schizzi di sangue e alcol tutto attorno, poi mi accendo una sigaretta con un cerino che lascio cadere su di lui.