martedì, maggio 20, 2008

nel sogno sono su un prato verde e mi sto guardando attorno perché tira un gran vento e la mia maglietta è troppo leggera; cerco un riparo. a una distanza non molto definita vedo un gruppo di case verso cui comincio ad incamminarmi a passo sempre più spedito finché non comincio a correre, voltandomi di continuo a tenere d'occhio il cielo grigio che mi insegue. le porte delle case sono tutte in legno, sbarrate, come se qualcuno se ne fosse andato da molto tempo. l'intonaco che ricopre i muri è rovinato, screpolato dalle intemperie e non più luminoso come doveva essere in origine. tutto attorno è silenzio.
la casa che scelgo è rossa, saggio la resistenza della porta poggiandomi con la spalla e dopo aver fatto due passi indietro mi ci butto di prepotenza.
l'impatto è potente, la porta schiocca dall'interno ma non si apre. provo a sferrare un'altra spallata ma non serve a nulla. tempesto l'uscio di calci finchè non salta la chiusura, permettendomi di entrare.
nella casa splende il sole, i muri spariscono e davanti a me vi sono tre vie, le osservo.
la prima alla mia sinistra è come se la conoscessi già. riconosco nel suo asfalto, nelle sue linee bianche qualcosa di familiare di già visto, di già vissuto. sono molto attratto da lei, dalle sue sicurezze, ma allo stesso modo sento che lei non mi porterà da nessuna parte, è un vicolo chiuso. lo annuncia un cartello al suo ingresso.
dritto in fronte a me invece s'immerge nella nebbia una via di cui posso vedere solo pochi metri, ma ciò che vedo mi affascina, quasi rapendomi. la sua nebbia mi attira a lei, in cerca di qualcosa che mi faccia scoprire com'è, ma anche come la devo percorrere.
infine a destra una mulattiera, sicuramente una scorciatoia. ma per dove non so. potrei sfruttarla, ma non so a che pro se non a quello di far meno fatica. e questo non basta.
allora mi siedo a terra, con le gambe incrociate ed una mano a reggermi il mento.
mi prendo il mio tempo, penso.